Università di Napoli Federico I - BRAU - Biblioteca di Area Umanistica, piazza Bellini e Centre Jean Bérard - Palazzo "Il Grenoble", Sala Alexandre Dumas, via Francesco Crispi 86
Rileggere Dédale. Mythologie de l'artisan en Grèce ancienne di Françoise Frontisi-Ducroux (Paris 1975), cinquanta anni dopo e venticinque dalla sua riedizione (Paris 2000): un'impresa audace, non facile, dopo una pentekontatia fita di illusioni e disillusioni storiche, progettualicà sognate, realizzate, fallite, trasformazioni epocali, critiche e repentirs metodologici, come quelli espressi, proprio su Dédale, dalla stessa autrice nela postfazione ala riedizione dela sua opera. Dédale fu la prima monografia che contribui alla storia degli artigiani del mondo classico selon les lois de l'analyse structurale, come precisò nella prefazione Pierre Vidal-Naquet, ponendo al centro non i realia, ma un mito, spiegato nel suo stretto rapporto con le istituzioni e le pratiche sociali. La prima mythologie dell'artigiano nacque in un mondo dove la condizione e il ruolo dei lavoratori erano una realtà cogente, se non al primo, di certo tra i primi posti dell'agenda politica e sociale: oggi rileggiamo Dédale, quando la stessa 'questione operaia' è diventata mitologia, quando il lavoro si è profondamente trasformato, quando la Labour History è diventata sempre più pratica rara, anche se invocata. Tendenze diverse si sono affermate: protagonisti della scena ultimamente sono sempre più i prodotti, 'agenti e autopromoventisi, sempre meno l'artigiano, il produttore, sempre meno i contesti di produzione, le pratiche sociali, il rapporto con le committenze: i daidala sempre più appaiono separati e autonomi da Dedalo. Le parole, il mito, gli spazi di produzione, la storia, la figura dell'artigiano, le tecniche, gli oggetti, il potere, le pratiche sociali, - 'filo rosso' di Dédale - potranno essere ripresi e ridiscussi alla luce del ricco e movimentato cinquantennio che c i separa dall'opera di Françoise Frontisi-Ducroux e del contesto storiografico e scientifico che hanno fatto da cornice ala sua pubblicazione.
La magia, l’arte di determinare il corso degli eventi e di esercitare il controllo sulla natura mediante il ricorso a forze invisibili, è un elemento ricorrente nelle culture di tutte le epoche. Possiamo affermare con sicurezza che la pratica della magia è uno dei tratti qualificanti della specie Homo, a partire dal Neanderthal. La magia sembra dunque essere emersa nel corso dei processi evolutivi che hanno contraddistinto la nostra specie. Lo studio della magia, vista la sua trasversalità cronologica e geoculturale, implica di necessità un approccio antropologico e comparativo. Alla luce di queste considerazioni, è ragionevole pensare che un Ateneo come “L’Orientale” e un Dipartimento con le caratteristiche del Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo, possano dare un contributo significativo allo studio del sistema di credenze e del complesso di pratiche che si possono ricondurre alla sfera della magia, in molteplici aree culturali disseminate su un’ampia porzione del mondo. Un tema così complesso e così ricco di sfaccettature deve essere affrontato da una pluralità di punti di vista. Il significato che le pratiche magiche assumono nelle singole culture non si rivela senza uno studio integrato delle ideologie e dei valori simbolici che determinano quelle specifiche pratiche magiche, degli oggetti materiali che vengono impiegati, delle forme della testualità e delle pratiche performative ad essa connesse, senza dimenticare le modalità di trasmissione e di controllo delle conoscenze magiche, nonché gli usi sociali e politici della magia, il suo rapporto con la religione e con la scienza. L’intenzione del Comitato organizzatore è di gettare le basi, con questo Convegno, per altre iniziative focalizzate su alcuni aspetti specifici, sempre nell’ottica di un approccio trasversale e multiculturale, senza il quale un oggetto complesso come la magia rischia di sfuggire a una piena comprensione.
Realizzato nell’ambito delle attività del Dipartimento di eccellenza 2023-2027, questo Convegno vuole anche offrire agli studenti dei Corsi di studio dell’Ateneo e ai Dottorandi un’attività didattica di elevata qualificazione, nella ferma convinzione che nell’Università italiana didattica e ricerca devono continuare a restare unite.
Tra il 24 febbraio e il 28 febbraio 2025, si terrà a Sessa Aurunca la Winter School Analisi e documentazione di monumenti antichi, organizzata in collaborazione tra l’Università di Napoli L’Orientale - Dipartimento Asia Africa e Mediterraneo e Centro studi su interazioni e scambi nel mondo antico e medievale, il Ministero della Cultura - Direzione Regionale Musei della Campania e il Comune di Sessa Aurunca. La Winter School è rivolta a laureati triennali e magistrali (classi di laurea in lettere, beni culturali e architettura) e prevede un’attività didattica frontale associata ad attività pratica sul campo. In particolare, la Winter School si propone di fornire un’ampia gamma di attività didattiche, di tipo teorico e pratico, sulla tematica dell’analisi e documentazione di un’architettura di epoca romana ed in particolar modo il Criptoportico di Sessa Aurunca (CE). Il percorso formativo mira al conseguimento di competenze a più livelli, di aggiornamento e perfezionamento, relative all’analisi, schedatura e documentazione dei beni culturali, con particolare riguardo alle nuove metodologie di documentazione, anche tridimensionale e alle tematiche connesse al restauro, alla valorizzazione e divulgazione dei monumenti antichi.
Iscrizioni aperte fino al 18 febbraio.
Per info e candidature: ws-sessaaurunca@unior.it
Comitato organizzatore: Marco Giglio, Angela Bosco, Ilaria Di Tano
Lazione inaugurale a.a. OR.SA "13 anni al MiC: dalla Soprintendenza al Museo
Lazione inaugurale a.a. OR.SA "13 anni al MiC: dalla Soprintendenza al Museo"
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Su proposta della Scuola Interateneo di Specializzazione in Beni Archeologici OR.SA., il prof. Valentino Nizzo, docente di Museologia e comunicazione, per l'apertura dell'anno accademico 2024-25 terrà una conferenza inaugurale volta a ripercorrere la sua variegata esperienza professionale di tredici anni come funzionario e dirigente del Ministero della Cultura (MiC), dall'ingresso nel 2010 nella Soprintendenza archeologica dell'Emilia Romagna, con incarichi di tutela su un vastissimo territorio e responsabilità nella valorizzazione del Museo Archeologico di Ferrara e di numerosi musei locali, per passare poi nel 2015 all'incarico di responsabile della comunicazione, promozione e accessibilità culturale del sistema museale nazionale presso la Direzione generale Musei e concludere infine, dal 2017 al 21 dicembre del 2023 come direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Istituto dotato di autonomia speciale. La conferenza offrirà una occasione per ripercorrere attraverso la prospettiva del relatore le trasformazioni del MiC negli anni che hanno preceduto e seguito la riforma promossa dal ministro Dario Franceschini e per offrire uno sguardo dall'interno su uno dei più rilevanti sbocchi professionali per chi aspira a compiere la carriera da archeologo, con la condivisione di esperienze personali e riflessioni su potenzialità e criticità di tale percorso anche alla luce dell'offerta formativa di Università e Scuole di Specializzazione. Ampio spazio sarà dato a domande e curiosità dei presenti. La partecipazione è aperta e caldamente suggerita anche agli allievi del triennio e della magistrale e a tutti gli interessati fino ad esaurimento dei posti in sala.
Antisala degli Specchi, Palazzo Corigliano, IV piano, Piazza San Domenico Maggiore, 12 - Napoli Tutti i seminari saranno disponibili anche sulla piattaforma Zoom al seguente link: Https://shorturl.at/extTK ID riunione: 89928873027 Codice d'accesso: 69251
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Nell'ambito del PRIN 2022 "Folklore and Oral Traditions in Greek Culture", questo ciclo di seminari intende approfondire il concetto di folklore e i vari condizionamenti del sistema di comunicazione orale/aurale nelle produzioni poetiche in una cultura di livello antropologico come quella greca. Dopo aver ragionato sulla definizione di un termine controverso come quello di "folklore" attribuito alle società antiche, in cui manca la tradizionale distinzione tra cultura "alta" e "bassa", si indagherà la permeabilità della cultura popolare nella letteratura callimachea di età ellenistica, in cui riemerge un realismo letterario e di maniera. I condizionamenti della fruizione orale della produzione poetica verranno analizzati prendendo come caso di studio il teatro greco, che più degli altri generi performativi presenta un rapporto complesso con il suo pubblico ed una interessante storia di manipolazione testuale. Nello specifico, sarà condotto un confronto di taglio antropologico tra le modalità con cui veniva rappresentata la sfera emotiva sulla scena e nell'iconografia, nella consapevolezza che un dialogo tra codici espressivi differenti possa presentare interessanti punti di contatto. Le interpolazioni attoriali e le indicazioni prossemiche, che spesso sono confluite del testo scenico nella sua lunga vita di repliche dentro e fuori la Grecia, costituirà infine l'esempio più iconico della rilevanza degli influssi di un'oralità "di servizio" sull'integrità e affidabilità del testo tragico giunto fino a noi.